Estate: tempo di vacanze e di nuove letture, per molti. Per quanto mi riguarda, tempo di dare concretezza a un nuovo progetto e di dispensare titoli ad amici ed ex studenti che, puntuali, in questo periodo domandano: cosa mi consigli di leggere sotto l’ombrellone o in vetta? Che responsabilità!
Il diario del tempo
Vado con ordine e inizio dal nuovo progetto. Lo desidero da tanto, finalmente mi sono concessa il tempo di realizzarlo e di darne notizia qui, in anteprima.
Si tratta di un percorso di lettura e scrittura, insieme. Si chiama Il diario del tempo e nasce dai 13 anni di esperienza come docente in varie scuole di scrittura e biblioteche. In questi anni, in classi in presenza e virtuali, in lezioni di gruppo o individuali, ho incontrato migliaia di persone (sono arrivata a contarne 3mila, poi ho smesso) desiderose di migliorare le proprie capacità di scrittura o di poter godere appieno della lettura.
Lettura e scrittura sono strettamente connesse. Ecco perché ho immaginato un percorso che comprenda entrambe e che si rivolga sia a chi ama leggere e cerca uno spazio di confronto e di approfondimento con anime affini, sia a chi scrive e cerca nuovi stimoli per andare incontro alla propria voce.
Nei cinque appuntamenti in live streaming ripercorreremo alcuni passaggi de Gli anni di Annie Ernaux, traduzione di Lorenzo Flabbi, L’orma editore. Dalla lettura di questo libro è nata l’idea del percorso, così come il titolo.
Gli appuntamenti quindicinali saranno l’occasione per condividere e confrontarci su alcune riflessioni maturate durante lo studio dell’opera. Riflessioni che riguardano la vita (individuale e collettiva), il rapporto tra narrazione e realtà, tra tempo e scrittura e che si estendono al concetto di trama, allo stile…
Le parole di Annie Ernaux ispirano le tracce di scrittura che proporrò e su cui, chi lo desidera, potrà lavorare.
Il percorso comprende una parte di laboratorio: brevi esercizi durante le lezioni con confronto tra i partecipanti e con me; qualche testo da scrivere a casa, per chi vorrà farlo (seguirà una mia restituzione nelle lezioni successive). Ci saranno anche momenti di scrittura da non condividere.
Il diario del tempo in breve:
per chi ama leggere, per chi vuole scrivere
la parte laboratoriale sulla scrittura non è obbligatoria, si può seguire il percorso anche senza scrivere
non è necessario avere già letto Gli anni di Annie Ernaux, ripercorreremo insieme l’opera
5 incontri in live streaming
lezioni registrate, a disposizione dei partecipanti per 2 mesi dalla fine del percorso
15 partecipanti al massimo
dalle 19 alle 21
giovedì 2, 16, 30 ottobre e 13 novembre
150€ solo per gli iscritti alla newsletter
chiusura iscrizioni 20 settembre
per iscriversi basta rispondere a questa newsletter, darò tutte le indicazioni per partecipare
Spazio ai libri
E ora, i consigli di lettura! È un’attività che prendo seriamente: il tempo per leggere è poco, i libri in circolazione sono tantissimi, così come è alto il rischio di scegliere un titolo poco adatto (al gusto personale, al momento che si sta vivendo, al contesto in cui si legge - se ho cinque minuti al giorno a disposizione, ovvero il tempo che scorre tra il momento in cui mio figlio si addormenta e quello in cui crollerò inesorabilmente anch’io, meglio puntare su una narrazione breve e lasciar perdere, per il momento, Guerra e pace).
L’estate, per quanto riguarda la lettura, spesso viene associata ai libri gialli, noir, thriller... In una parola: crime, un genere che imperversa nelle nostre vite in ogni formato - dalla serialità televisiva al podcast ai film. Forse perché le trame sono ricche di suspence e colpi di scena che riscuotono dal torpore da canicola, oppure perché fanno scorrere qualche brivido rinfrescante lungo la schiena, oltre al fatto che non c’è mai stata tanta fame di crime come in questi anni.
Le storie che raccontano il lato oscuro dell’essere umano possono essere inventate o tratte da casi realmente accaduti, possono riguardare l’atto criminoso oppure le indagini o il processo… tra i tanti sottogeneri ho scelto di concentrarmi sul true crime. Dunque, sui libri dedicati ai reati accaduti davvero.
La bussola
A questo punto, di solito, si cita Truman Capote con il suo A sangue freddo come capostipite della non-fiction narrativa e del true crime. C’è un altro autore che, non solo dal mio punto di vista, ha dato un contributo imprescindibile al genere: si tratta di Javier Cercas. Opere come Anatomia di un istante e L’impostore sono mirabili esempi che appartengono a questo filone letterario e che hanno ispirato molti altri autori.
Anch’io ho scelto una sua opera come riferimento, una bussola per orientarmi nella scelta tra la sconfinata proposta di gialli, noir, reportage e cronaca giudiziaria. Si tratta de Il punto cieco.
Il punto cieco
Il punto cieco non è un romanzo ma la rielaborazione di alcune conferenze aperte al pubblico che Cercas tenne a Oxford durante la cattedra di Weidenfeld Visiting Professor in Comparative Literature. In questa occasione mise a punto quella che chiama la teoria del punto cieco: una prospettiva molto interessante da conoscere, sia per chi ama leggere sia per chi scrive. Di seguito un estratto dall’opera citata.
L’origine dell’espressione rimanda all’anatomia dell’occhio. Come ipotizzò il fisico Edme Mariotte nel Seicento e in seguito venne dimostrato in maniera empirica, i nostri occhi hanno un punto cieco, un luogo – sfuggente, laterale e non facilmente localizzabile – situato nella retina, che è privo di recettori per la luce e attraverso il quale, perciò, non si vede nulla; se non notiamo l’esistenza di questo minuscolo deficit visivo, di questa zona di oscurità, è per due motivi: in primo luogo, perché vediamo con due occhi, e i loro punti ciechi non coincidono, cosicché un occhio vede ciò che non vede l’altro e viceversa; e in secondo luogo perché il sistema visivo riempie il vuoto del punto cieco con l’informazione disponibile: perché il cervello supplisce a ciò che l’occhio non vede. I romanzi del punto cieco operano in modo diverso, ma in fondo forse non tanto. Si tratta di una moderna tradizione di romanzi, che va dai più antichi ai più recenti, dai più superbi – il Chisciotte, Moby Dick o Il processo – ai più umili: quelli che ho scritto io, per non andare troppo lontano. Al centro di questi romanzi c’è sempre un punto cieco, un punto attraverso il quale non è possibile vedere nulla. Ora – e di qui il loro paradosso costitutivo – è proprio attraverso quel punto cieco che, in pratica, questi romanzi vedono; è proprio attraverso quell’oscurità che questi romanzi illuminano; è proprio attraverso quel silenzio che questi romanzi diventano eloquenti.
Potremmo dirlo in un’altra maniera. In certo qual modo il meccanismo che sta alla base dei romanzi del punto cieco è molto simile, se non identico: al loro inizio, o nel loro nucleo, c’è sempre una domanda, e tutto il romanzo consiste nella ricerca di una risposta a quella domanda centrale; al termine della ricerca, però, la risposta è che non c’è risposta, cioè, la risposta è la ricerca stessa di una risposta, la domanda stessa, il libro stesso. In altre parole: alla fine non c’è una risposta chiara, univoca, tassativa; soltanto una risposta ambigua, equivoca, contraddittoria, essenzialmente ironica, che non sembra nemmeno una risposta e che solo il lettore può dare. Ecco perché dicevo che il punto cieco dell’occhio e il punto cieco di questi romanzi in fin dei conti non funzionano in modo tanto dissimile: così come il cervello riempie il punto cieco dell’occhio, permettendogli di vedere dove di fatto non vede, il lettore riempie il punto cieco del romanzo, permettendogli di conoscere ciò che di fatto non conosce, di giungere là dove, da solo, non giungerebbe mai.
Queste risposte dei romanzi del punto cieco – queste risposte senza risposta o senza risposta chiara – sono per me le uniche risposte davvero letterarie, o almeno le uniche che i buoni romanzi offrono. Il romanzo non è il genere delle risposte, ma quello delle domande: scrivere un romanzo consiste nel porsi una domanda complessa per formularla nella maniera più complessa possibile, non per trovare una risposta, o non per trovare una risposta chiara e inequivocabile; consiste nell’immergersi in un enigma per farlo diventare irresolubile, non per decifrarlo (a meno che farlo diventare irresolubile sia proprio l’unico modo di decifrarlo). L’enigma è il punto cieco, e il meglio che hanno da dire questi romanzi lo dicono attraverso di esso: attraverso quel silenzio pletorico di senso, quella cecità visionaria, quell’oscurità luminosa, quell’ambiguità senza soluzione. Quel punto cieco è ciò che siamo.
E i consigli?
Le opere che ho selezionato sono diverse tra loro - per stile, lunghezza, intenzioni dell’autore… - ma in tutte ho trovato una rispondenza con questa interessante teoria. Sono storie che pongono domande, molte, e che lasciano spazio alle riflessioni di chi legge.
Di seguito quattro consigli con alcune indicazioni per potersi godere la lettura, compatibilmente con i ritmi, i tempi, le energie del momento.
Rosy
Alessandra Carati, finalista al Premio Strega 2022 con E poi saremo salvi, Mondadori.
La Rosy del titolo è Rosa Bazzi, condannata per la strage di Erba insieme al marito Olindo Romano. Il libro nasce dagli incontri settimanali che l’autrice ha avuto con la donna, in carcere, tra il luglio del 2019 e il febbraio del 2020.
Qui un’intervista per saperne di più.
Consigliato a chi:
conosce il caso e cerca un punto di vista diverso
ama una prosa essenziale
preferisce gli audiolibri (disponibile su Audible, letto da Elena Lietti)
V13
L’autore, Emmanuel Carrère, non ha bisogno di presentazioni per chi ama il genere non-fiction. Quest’opera nasce durante il processo ai responsabili degli attentati del 13 novembre 2015, a Parigi, conosciuti con il nome (poco preciso) di strage del Bataclan. Si tratta, infatti della rielaborazione degli articoli che l’autore ha scritto settimanalmente per vari quotidiani europei.
Qui un breve articolo che racconta perché vale la pena leggerlo.
Consigliato a chi:
ama la cronaca giudiziaria e i reportage
voglia comprendere quante volte possa cambiare la prospettiva nel corso di un processo
preferisce gli audiolibri (disponibile su Audible e Storytel, letto da Marco Baliani)
La città dei vivi
Nicola Lagioia, vincitore del Premio Strega 2015 con La ferocia, Einaudi, ottiene importanti riconoscimenti anche per quest’opera che racconta l’omicidio di Luca Varani avvenuto nel 2016 per mano di Marco Prato e Manuel Foffo.
L’autore, che apprende della notizia dai media, ne resta colpito e inizia a informarsi, a documentarsi, a studiare e intervistare le persone coinvolte. Il libro uscirà 4 anni dopo il fatto.
Qui un articolo per saperne di più.
Consigliato a chi:
non considera le ambientazioni semplici cornici della storia, ma sa che i luoghi hanno un’anima, una personalità
nella pagina cerca lo stile, oltre alla trama
ama i podcast (La città dei vivi è anche un podcast di Nicola Lagioia, disponibile su Spotify)
La vita normale
Yasmina Reza non è solo un’autrice di prosa, è anche una drammaturga pluripremiata. La sua capacità di dare corpo alle parole sul palcoscenico giova anche alla pagina. La vita normale è una raccolta di storie brevi che si svolgono tra le aule dei tribunali e fuori, nel mondo, in una quotidianità lontana dal crimine e, a volte ugualmente inesplicabile.
Qui un articolo che racconta perché Venezia sia così presente in questo libro.
Consigliato a chi:
ama le storie brevi
apprezza la prosa poetica, evocativa
Fiction e non-fiction
Il protagonista de L’impostore di Javier Cercas ripete incessantemente, nelle prime pagine del libro: “La realtà uccide, la finzione salva”.
Oppure c’è la poesia, “A fairer House than Prose”1 scriveva Emily Dickinson.
Dopo tanta prosa inerente alla realtà, una poesia. Estate, di Salvatore Quasimodo.
Cicale, sorelle, nel sole
con voi mi nascondo
nel folto dei pioppi
e aspetto le stelle.
La newsletter esce una volta al mese, in quelle che chiamo le date gemelle.
La prossima arriverà l’8 agosto.
Nel frattempo, se ti interessa il percorso Il diario del tempo, rispondi a questa newsletter, ti manderò tutte le indicazioni per partecipare.
Buon mese di luglio,
“Una casa più bella della prosa” è un verso della poesia I dwell in Possibility.
Avevo sott'occhio "Il punto cieco" di Javier Cercas da tempo: grazie per avermelo re-illuminato nella testa.
E che bellissimo formato per i consigli di lettura, Silvia 🤩.
Non conoscevo Il punto cieco, grazie!